Veloce come il vento - la recensione

Veloce come il vento di Matteo Rovere.






Liberamente ispirato alla storia vera del pilota di rally Carlo Capone, il film racconta la storia di tra fratelli Giulia, Nico e Loris, ricongiunti al funerale del padre.
La ragazza, una giovane pilota, rivede dopo 10 anni il fratello maggiore, accompagnato dalla sua fidanzata.
Dopo un burrascoso inizio, in cui la tensione familiare si mischia alla tensione creata dalla tossicodipendenza di Annarella e l'inaffidabilità di Loris che continua a cacciarsi nei guai.

La pellicola, mossa dal ritmo delle corse di Giulia e delle azioni irresponsabili di Loris, si dispiega nel ritmo delle gare di Giulia che nonostante tutto capisce di aver bisogno del fratello maggiore per la sua professione.

Problemi familiari, economici, personali, Veloce come il vento, presenta questi personaggi rimasti soli, uniti dal destino ma destinati a scontrarsi. Eppure tra le gare, la passione per lo sport, per la velocità il le emozioni ed i sentimenti riescono a nascere, crescere e ad indirizzare verso un tentativo di rapporto.

Loris, interpretato da Stefano Accorsi al top delle sue performance, è una persona emaciata, disperata che nonostante tutto prova a rifarsi, prova a vivere delle sue incertezze e delle sue eccentricità, affascinando e respingendo la sorella Giulia con cui fino in fondo cerca di trovare un linguaggio comune.

Accolto con successo da critica e botteghino, il film ha un'ottima fotografia, una luce che sembra essere esagerata, forse per raccontare il punto di vista di Loris, o forse èerchè anche lei elettrizzata ed entusiasta dalla gara come Giulia.

nel crescendo del finale, il ritmo della pellicola non si arresta in nessun momento, neanche quando la 'distruzione' familiare sembra vicina e i toni potrebbero allungarsi e essere più dilatati.

La bellissima sequenza finale:


Commenti

Post più popolari